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Il Dharma nello Yoga tra Induismo e Buddismo

Cosa si intende per dharma?

Tratto questo argomento nel mio saggio “Immergersi nel flusso dello yoga”

Un estratto dal VI CAPITOLO (Gli Otto Passi dello Yoga):

“Dharma indica i fenomeni osservabili, ovvero tutti gli oggetti conoscibili, quelli della mente, gli oggetti materiali, le regole e le tradizioni religiose e i comportamenti virtuosi. Nello Yoga il termine viene dunque inteso come osservazione dei fenomeni della nostra mente, come nel buddismo. Il dharma buddhista è simboleggiato da una ruota, il dharmacakra. Nei commentari sacerdotali dei più antichi Veda, il termine si impone a significare le azioni corrette che consentono al Cosmo di mantenere il suo ordine. Il dharma è quindi come un filo che tiene insieme i diversi grani di una mala. Un grano rappresenta la dimensione fisica, uno la dimensione mentale, ed un altro quella psichica. Ciascun grano rappresenta perciò una dimensione diversa, una diversa esperienza ed una diversa manifestazione, ma c’è solo un filo che unisce tutti questi grani insieme fra loro, e questo è il filo del dharma.

Per lo yogi il significato più appropriato è quello di indagare i fenomeni della mente. Dharma, un principio da seguire nella vita, è spesso tradotto come “religione”, “filosofia”, o anche tradotto come “dovere”, “obbligo” o “determinazione”. Dharma deriva da dharayete che significa qualcosa che viene trattenuto, assorbito, ed espresso, e che aiuta la persona a trascendere ed evolvere nei suoi tre livelli, da quello fisico, a quello sottile, ed a quello psichico”

In modo molto sintetico e riduttivo (si potrebbero scrivere libri a proposito), è il rispetto sia nell’induismo sia nel buddismo per ogni essere vivente che in sé rappresenta il divino, al punto tale che i monaci Jainisti  usano coprirsi la bocca per non ingerire insetti. Un altro aspetto interessante nelle due filosofie è l’apertura nei confronti di altre religioni. Ma si può affermare che sono tre i principi e concetti fondamentali che uniscono le due filosofie: Karma, Maya e Yoga.  

Il karma è collegato al concetto di reincarnazione, azione effetto, ovvero il corretto agire per una giusta causa consci del potere che le vite passate hanno sugli individui.  

Maya è l’illusione, la visione non corretta della realtà collegata ad avidya, la prima afflizione che è causa di sofferenza, inclusa nei Kleshas illustrati da Patanjali negli Yoga Sutra. Potremmo affermare che Maya è il frutto delle nostre afflizioni che sono la  causa principale di tutta la nostra sofferenza.

La sofferenza per Patanjali deriva da cinque kleshas, che impediscono il percorso del sentiero yogico, quello che unisce il nostro corpo con la nostra mente e l’Universo ovvero il raggiungimento della trascendenza, nel nostro percorso verso il raggiungimento del  Samadhi (l’Unificazione con il Divino, l’Atman che si unisce con Brahman).

Yoga è la pratica fondamentale che ci conduce verso la consapevolezza e il raggiungimento della visione di pura realtà sino a vette di conoscenza trascendentale. E nell’ambito dello yoga anche la sillaba OM , il pranava mantra, si trova nei mantra del Sama Veda e dello Yajur Veda, circa 1000 anni a. C. ma non in contesti yogici.  Considerato il mantra radice da cui tutti gli altri mantra sorgono secondo la Katha Upanishad (2.15) è  menzionata come pranava da Patanjali negli Yoga Sutra a rappresentare Isvara, il Signore, che, attraverso la ripetizione della sillaba, si renderebbe manifesto. Ma  Om, come  suono primario, ha lo stesso significato nella filosofia buddista e si trova  in quasi tutti i mantra tibetani come nel più conosciuto  Om Mani Padme Hum

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