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Il  latino alla secondaria? Opportunità per tutti?

La notizia è recente: Il  latino alla secondaria?

Un appello al ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara è stato rivolto dalla scrittrice torinese Paola Mastrocola, che ha rilanciato  il dibattito sull’insegnamento  del latino nelle scuole medie, definendolo una palestra per la mente, un aiuto per ridurre il divario educativo e offrire opportunità paritarie.   Il latino è, oggi, insegnato a livello facoltativo già in alcune, con minimo costo per i genitori. Ricorda l’autrice, mia coetanea, il “suo “ latino, ma la domanda  è’:

A quale livello di conoscenza della lingua italiana si giunge al termine della scuola primaria?

Quando si parla di scuola non si può parlare in modo generico perché, purtroppo, come ho ampiamente scritto nel mio saggio sulla scuola, “A scuola non si respira più”, esistono “isole felici” dove ragazzi ed insegnanti vivono la scuola non dico come ai miei tempi, ma ….comodamente: comodamente si impara, comodamente si insegna perché i ragazzi sono sostenuti dalle famiglie il più delle volte con un grado di formazione elevata. Nelle periferie invece, nella maggior parte dei casi, il divario socio ambientale e culturale ha raggiunto livelli molto preoccupanti e ad essi si aggiunge quello formativo. Vi sono  zone in cui non vi è soltanto il 50 % di allievi italiani di seconda generazione che non riescono a scrivere e a comprendere a fine primaria,  ma anche allievi italiani che, spesso, apprendono ancor meno dei loro compagni che sono da poco in Italia. 

Dopo un piccolo sondaggio da me fatto su diversi territori di periferia tra cui quello genovese, è preoccupante constatare che molte famiglie , laddove la scuola non riesce più a fornire un sufficiente livello formativo, scelgano la scuola privata.

Il latino può aiutare ad integrare e a colmare le disuguaglianze formative?

Mastrocola afferma che le famiglie continuano a considerare il latino inutile ma è uno strumento fondamentale per la nostra capacità di pensiero, discernimento ed espressione… che il latino dovrebbe essere  insegnato anche ai migranti, evidenziandone il potenziale nell’apprendimento dell’italiano: Se vogliamo che il migrante non sia un paria della società, dobbiamo fornirgli sin da giovanissima età i mezzi per ragionare nella nostra lingua. Il latino, afferma la giornalista, può diventare uno strumento inclusivo e un vero aiuto per ragionare e aiutarci ad un esercizio mentale che può salvarci da strumenti come Chat GPT.  

Come si collocava e si colloca oggi la secondaria di primo grado?

Aggiunge:  Le medie erano il percorso di studi più importante nei miei anni. Verissimo, ai nati nel nostro anno, per accedere al liceo classico, era stato imposto lo studio del latino  in seconda e terza media e, nell’esame che ancora oggi ricordo benissimo, nella versione da tradurre, vi era l’ablativo assoluto, segno che il latino si era insegnato sufficientemente per l’accesso al liceo. L’autrice ricorda inoltre l’utilità della traduzione dall’italiano al latino. Ma i tempi sono molto cambiati, moltissimo!!!  Ora la scuola media, ovvero la secondaria di primo grado, altro non è se non la catena debole del nostro sistema educativo, non più quella forte.

Cosa propone il ministro Valditara?

Per non farci mancare nulla il ministro Valditara auspica un ritorno alla lettura di passaggi epici da parte dei bambini, lettura  di testi provenienti dalla mitologia greca o dalle saghe nordiche. La proposta, da alcuni, è stata vista positivamente perché tali letture potrebbero essere utili  per favorire il riconoscimento delle proprie emozioni, oggi ahimè difficoltoso per i nostri ragazzi. Altra proposta fatta dal ministro è la reintroduzione della musica e delle poesie a memoria, come lo   studio della Bibbia alla primaria. Poi, sulle valutazioni il Ministro propone una reintroduzione delle valutazioni sintetiche alla primaria.

Ma, a mio avviso, prima di pensare a introdurre qualcosa di altro, occorrerebbe che i bambini e poi i ragazzi imparassero a leggere, a scrivere, e a capire ciò che si legge! Le docenti delle primarie delle periferie sono disperate perché al loro termine molti allievi non sono in grado nè di formulare frasi nè di esprimersi con frasi corrette minime.

Cosa afferma la Crusca?

La Crusca, nel dicembre scorso, ha lanciato un appello alle scuole affinché venga reintrodotto lo studio della nostra grammatica.

E allora, come si può pensare all’introduzione del latino se non si ottiene, a fine primaria, una minima produzione orale e scritta della lingua italiana?

Quale modello didattico proporre?

Urge una riforma della primaria,  non con voli pindarici, ma con i piedi per terra. Occorre mettere mano ancor prima alla scuola dell’infanzia, far esercitare, attraverso giochi mirati e molto pratici, la curiosità e l’attenzione.  Occorrono fondi, finanziamenti per le periferie, e tanti! Per ridurre o colmare i divari bisognerebbe creare percorsi paralleli di recupero, far imparare la lingua italiana senza la cui conoscenza non può esserci neppure una adeguata integrazione. Prima di pensare all’introduzione del latino nelle nostre scuole secondarie di primo grado ci sarebbe  tanto da fare, come, ad esempio, allungare di un anno la scuola primaria, già proposto anni orsono. Ora è diventata una necessità! Educare i genitori è altro punto fondamentale…..vogliamo parlare del capitolo smartphone?

C’è molto da fare, ma non per semplici spot: occorre un vero ripensamento della scuola primaria affinché la secondaria non sia più un ostacolo esagerato che fa lievitare le diagnosi di alunni con bisogni educativi speciali, BES, né di Disturbi specifici di apprendimento, DSA. La sfida italiana è  dunque quella di proporre una metodologia didattica con, al centro, i nostri bambini, i nostri ragazzi e il loro operato. La Dirigente Scolastica dell’Istituto Comprensivo “Riccardo Massa” di Milano, Milena Piscozzo, del Centro Studi Montessori, formatrice, dopo tanti sforzi, con i suoi docenti ha ottenuto in Lombardia per la sua secondaria un’innovazione importantissima: con decreto ministeriale è stata concessa la sperimentazione nazionale della prima scuola secondaria di primo grado Montessori. Maria Montessori, scienziata e pedagogista,  ai primi del novecento aveva scritto: “ Nella scuola non c’è corrispondenza con i bisogni attuali perché  essa è rimasta al di sotto del livello raggiunto esternamente dalla civiltà.[…] Attualmente si registrano così tanti cambiamenti nella forma del lavoro sociale e dell’applicazione  intellettuale che la preparazione fornita dalle scuole non corrisponde più ai bisogni”.

Il capitale umano

Quali parole più attuali? Montessori vedeva, già nel 1937, la scuola secondaria come il vero centro di tutta l’educazione perché è nella preadolescenza e adolescenza che si ha il massimo livello di apprendimento nei ragazzi. Occorre dunque non disperdere il nostro capitale umano ! Il modello educativo fornito è quello esperienziale, del fare e dell’imparare, quello di giungere ad obiettivi stabiliti attraverso un apprendimento che si co – costruisce con gli altri ragazzi, siano essi pari o più piccoli. Occorre arrivare ad una “Differenziazione didattica” ottenuta attraverso corsi per docenti e collaborazione tra reti di scuole. Cambiare metodologia è oggi un must soprattutto per i ragazzi delle periferie.

La valutazione dovrebbe riguardare gli obiettivi specifici da raggiungere e dovrebbe essere globale, unendo alla autovalutazione una vera valutazione, valutazione che poi, nella vita, verrà chiesta moltissime volte, non soltanto in ambito scolastico.   Ma non c’è più tempo da perdere perché in pochi anni in Italia l’alfabetismo funzionale è passato dal 28 a più del 35 per cento. E nei prossimi anni? Siamo già gli ultimi in UE.

@Riproduzione riservata _ Margherita Politi

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