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Lo yoga deve essere praticato e vissuto sempre come se fosse una prima esperienza ed il potere del bravo maestro è quello di far scoprire all’allievo che quegli attimi di respiro e di movimento o di contemplazione sono indirizzati al nostro benessere.

Lo Yoga è praticato nel mondo da milioni di persone. Qual è il suo vero significato? Quale Yoga scegliere nella vasta panoramica attuale? Quanti percorsi esistono? Come individuare il bravo insegnante e quali caratteristiche deve avere? Perché Om? Cosa c’è oltre la Om? Cosa è la meditazione? Come si arriva ad essa? Come si sviluppano i diversi stadi meditativi?

Come si pone lo Yoga rispetto alle problematiche depressive? Perché è importante conoscersi attraverso le costituzioni ayurvediche?

Con linguaggio chiaro l’autrice descrive i sentieri yogici, dai primi passi sino a tecniche avanzate quali quelle di Laya e di Dhyana Yoga inducendo curiosità, addentrandosi nel flusso dello Yoga attraverso il proprio percorso esperienziale.

Cerca di condurre il lettore all’interno di questa antica disciplina avvalendosi di alcuni passi tratti dai testi sacri dello Yoga per indirizzare non soltanto coloro che desiderano approfondirla e sperimentarla più in profondità, ma anche coloro che in un tempo relativamente breve desiderano farla diventare una vera esperienza di vita.

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Una momento del mio percorso yogico: ricevo dal maestro Nidhi (ing. Paolo Quaranta) il nome spirituale, un mantra personale ed una mala.

Prefazione

Il libro di Margherita Politi fa fede al suo nome spirituale “jnanadhaara” che nella lingua sanscrita significa “flusso di conoscenza intuitiva”: il testo riflette e mostra tutta la sua lunga esperienza cognitiva ed esperienziale di praticante Yoga e, come un flusso, trascina il lettore attraverso un’avventura nei diversi percorsi formativi che lo Yoga è in grado di offrire.

Colpisce come il libro sia dedicato non soltanto alle persone che desiderano avventurarsi per la prima volta nella pratica dello Yoga, ma anche a quelle che, dopo anni di pratica, potrebbero percepire una nuova ebbrezza nel percorrere il sentiero yogico, trovando stimoli fino ad oggi trascurati o il desiderio di voler approfondire maggiormente l’aspetto mentale e meditativo.

Quello che mi ha attratto subito nella lettura del testo è lo scopo dell’autrice, a mio giudizio riuscito, di comunicare al lettore in modo semplice e chiaro le innumerevoli sensazioni che possono emergere durante il percorso yogico, un cammino che nel tempo ha portato Margherita ad essere una curiosa e attenta “ricercatrice spirituale”.

Penso che chi leggerà questo libro non potrà non sentire una certa attrazione nel voler provare a praticare Yoga e ad “immergersi nel suo flusso”. Anche coloro che lo hanno percorso per un certo tempo, ma che poi per vari motivi l’hanno abbandonato, potrebbero manifestare il desiderio di volersi rimettere in gioco, nonostante gli impegni sempre un po’ stressanti della vita quotidiana.

L’esposizione si è concentrata soprattutto sul sentiero del “Raja Yoga”, “la via regale dello Yoga”, che rappresenta una vera e propria disciplina della mente, perché insegna alla persona che decide di intraprenderne il sentiero il modo in cui dedicarsi alla ricerca ed all’esplorazione del suo mondo interiore, per indirizzare i suoi sforzi verso il riconoscimento, la scoperta e l’affermazione delle proprie potenzialità energetiche e mentali più nascoste.

Finalmente un libro che tratta lo Yoga come Yoga integrale, disciplina mentale e non solo fisica, e che mostra con chiarezza come la cultura del “business” abbia saputo manipolarlo sino a modificarne l’essenza.

Il libro ha la capacità di far comprendere come lo Yoga possa essere anche definito “un’arte”, per i suoi aspetti creativi nello svolgimento delle pratiche fisiche e mentali proposte, ma anche per gli aspetti energetici che la personalità di ogni individuo è in grado di mostrare attraverso lo sviluppo della pratica meditativa, e proprio su questo importante aspetto l’autrice ci illustra e ci offre due esempi di pratiche meditative che hanno lo scopo di guidare la persona alla scoperta della sua mente e all’affinamento delle sua capacità di sviluppare consapevolezza verso di essa.

Offrendoci questo libro, l’autrice evidenzia la sua appartenenza ad un lignaggio molto antico, quello dei Saraswati dal nome della deità indù che rappresenta non solo il potere della conoscenza, ma anche la bellezza creativa che scaturisce nell’arte, nella musica, nella danza e nella letteratura.

Paolo Quaranta (Nidhi)

Credete in voi stessi

Credete in voi stessi. Sappiate che avete la forza, la capacità, il coraggio e la volontà per trasformare voi stessi. Il modo migliore per raggiungere questo scopo è attraverso il silenzio, non attraverso la logica o l’intelletto, o attraverso domande e discussioni.

Sono stati scritti così tanti libri, eppure le persone continuano ancora a fare domande. Le risposte sono state date nelle scritture e da vari Maestri e Santi, eppure ancora chiediamo le ragioni, il perché, il come e il quando.

Continuiamo sempre a fare le stesse domande, anche se ci sono state date le risposte. Il libro vuole essere una risposta.
Imparate nel silenzio i misteri della vita comprendendo e credendo che ne avete la forza, il coraggio e la capacità.

Voi potete sicuramente trasformare un arido pezzo di terra in un giardino fiorito. Il metodo potete sceglierlo da voi.
Se l’acqua non è reperibile nei paraggi, dovrete scavare un pozzo o un canale da un fiume vicino. Voi trovate il vostro metodo. Voi dovete trovare i mezzi per procurarvi i semi giusti e proteggerli fornendo tutto quello che è necessario per la loro crescita.

Diventa facile e semplice se credete in voi stessi e avete volontà e sincerità. Non è di alcuna utilità starvene seduti con la testa fra le mani, pensando: “Dio, che cosa devo fare col mio pezzo di terra? È pieno di sassi e non c’è acqua nelle vicinanze”.

Questo atteggiamento fatalistico è la via per l’inferno. Questo è l’ostacolo più grande che si debba superare.
L’atteggiamento della fede è la scala verso il cielo. Dunque, non siate mai fatalisti. Abbiate sempre fede in voi stessi.

Swami Niranjanananda Saraswati

Premessa

Questo libro sul percorso yogico integrale è nato, a seguito della mia esperienza trentennale, dall’esigenza di divulgare cosa è lo Yoga e cosa vuol dire entrare nella sua dimensione.

Come mai, mi chiedevo, le persone conoscono lo Yoga soltanto come una pratica associata all’esecuzione di alcune posture fisiche e nulla più? Come mai tanta superficialità relativamente a questa antica pratica?

Molti, pare, abbiano praticato questa disciplina, ma è difficile trovare chi ne abbia colto l’essenza. Un motivo c’è ed è fondamentale.

Lo Yoga è un percorso “ad ostacoli”, un’esperienza realizzabile con la presenza di un insegnante qualificato che sappia accompagnare l’allievo nell’affascinante cammino di questa disciplina. Occorre innanzitutto scoprire in noi stessi quegli elementi necessari a saper individuare le affinità tra allievo e Maestro. Per entrambi dovrebbe trattarsi di una scelta sincera ed è per questo che è bene cogliere le fondamentali sfumature che rendono un Maestro capace di insegnare lo Yoga integrale, altrimenti meglio recarsi in una qualsiasi palestra.

Il titolo del libro, “Immergersi nel flusso dello Yoga” corrisponde alla sensazione che personalmente ho provato, e provo ancora oggi quando pratico Yoga: è come quella dell’immersione nell’acqua, quando, in estate, in apnea, vado ad esplorare il fondale dove numerosi sono gli organismi tra le rocce, e i pesci che riflettono le loro varie sfumature argentee o i loro colori brillanti: tutto è ovattato, l’unico organo di senso attivo, ma che non percepisco, è quello della vista.

La sensazione che ne scaturisce è di pura libertà, di immersione totale in uno spazio e in un tempo non miei, ma allargati; non percepisco rumori, non esiste più il mio ego, non esiste più il mio corpo, non esistono più i miei pensieri, tutto è focalizzato alla ricerca di colori, di forme, di riflessi di luce che mi inondano. Non sto parlando di dhyana Yoga o di samadhi, sigle di pratica molto complesse, ma della mia ordinaria esperienza durante una semplice immersione.

Il senso di freschezza che provo durante la meditazione, quando sono concentrata sul flusso del respiro alla ricerca dei miei diversi percorsi psichici, è quello che percepisco quando mi tuffo nell’acqua, nel suo flusso che scorre su di me potente, e che richiama la potenza della meditazione stessa.

Queste sono le mie sensazioni prevalenti quando pratico una lezione di Yoga, un’immersione profonda dalla quale è difficile staccarsi ed uscire. Sono il richiamo del Maestro, il suono di una campana, la vibrazione della Om che mi fanno tornare gradatamente sul tappetino.

L’incontro con un Maestro può essere casuale. Succede anche per l’amore. Come scrive Massimo Recalcati nel suo libro “Mantieni il bacio”, un vero incontro avviene per caso, mai è cercato. Potremmo indagare all’infinito sui filosofi che nel tempo hanno parlato di caso, di sincronismo, di karma, ma sta di fatto che soltanto quando si incontra il vero insegnante, è possibile intraprendere un percorso. Il vero Maestro fornisce le motivazioni, sa percepire gli stati d’animo, sa condurre per mano e incuriosire i propri allievi verso la conoscenza e la consapevolezza. Ed allora si entra in una strada che non finisce mai e mai si vorrebbe che finisse.

Generalmente si ritiene che chi pratica Yoga diventi un fanatico; io stessa per molto tempo non ho menzionato il mio amore per questa disciplina e se si indaga a fondo, siamo circondati da moltissime persone che, senza dichiararlo, la praticano.
La mia prima Maestra è stata Silvia Ginatta. Fu lei ad avermi fatto avvicinare alla bellezza e all’armonia delle pratiche e, con esse, a soffermarmi sul mio silenzio interiore. Dopo numerosi anni e numerosi insegnanti, ho trovato quello che è stato il mio secondo ed attuale Maestro, Nidhi. Lo conobbi molti anni fa, casualmente. Svolgeva le sue lezioni nel centro buddista di Genova dove mi ero recata per seguire meditazioni guidate.

Dopo aver praticato Yoga per un’ora con lui, mi resi conto che era l’insegnante giusto per me e così l’ho seguito dal 2012 al 2019, con corsi settimanali e poi con una serie di seminari domenicali a cadenza mensile. Dal 2019 si è trasferito a Trieste.

Nella contingenza della Pandemia del Covid-19, da diversi luoghi nel mondo, tutti uniti davanti a uno schermo ci siamo riuniti, ex allievi e nuovi, condotti da Nidhi, a praticare Yoga, con lezioni e seminari concordati, tutti collegati in piattaforma Zoom, molti di noi già istruttori, grazie ai suoi corsi di formazione.

In questo periodo infelice di solitudine, il poter comunicare tutti insieme nuovamente, seppure in modo virtuale, ci ha emozionato. Era da molto tempo che non vedeva alcuni di noi, ma un Maestro, quando si rende conto che i suoi allievi sono adeguatamente formati, come da tradizione, li lascia liberi, liberi di percorrere, se vogliono, nel suo lignaggio ma, comunque, liberi.

Non è stato facile per tutti noi percepire i livelli energetici con un approccio nel solo mondo virtuale. Ma quasi nulla è impossibile: attraverso il silenzio siamo riusciti ad “entrare” nel gruppo e a ricreare quella connessione così irripetibile tra allievi e Maestro.

Lo Yoga non finisce mai. Speriamo che questo virus sia debellato, che prima o poi riusciremo a festeggiare tutti insieme, come prima, in un ambiente non solo virtuale, a suddividere, come di consueto, ciò che ciascuno portava come pietanza durante la pausa pranzo nei seminari svolti in tutti questi anni.

Dedico ai miei Maestri Silvia e Nidhi, questo libro. Ho dovuto lasciare Silvia dopo essermi trasferita in altra città. Devo a lei l’aver posto le basi per poter individuare quale fosse il bravo insegnante. Ho ritrovato infatti lo Yoga integrale di Silvia nella pratica di Nidhi, quella energia del gruppo che conduce l’allievo a continuare nel percorso yogico. Entrambi hanno avuto la fortuna di ricevere insegnamenti soltanto da Maestri indiani qualificati o riconducibili ad essi.

Nel libro scrivo Maestro, non me ne vogliano le Maestre. Un tempo vi erano soltanto Maestri di Yoga, le donne non erano ammesse né agli studi né alle pratiche. Successivamente sono state molte le Maestre che ci hanno trasmesso questa bellissima disciplina portandola in occidente.

Il libro vuole essere divulgativo, e va ad analizzare i diversi sentieri del percorso yogico. Qualsiasi argomento io vada ad affrontare potrebbe essere oggetto di un altro libro; non è un manuale né di pratica quotidiana, né di filosofia yogica, ma un compendio del mio percorso esperienziale di anni di pratica e un viaggio attraverso i vari molteplici aspetti che caratterizzano questa antica disciplina. Il testo si avvale, oltre che della mia esperienza, dell’analisi di alcuni passi fondamentali dei testi sacri dello Yoga.

Il libro è rivolto sia a chi non ha mai praticato Yoga, sia al praticante iniziale incuriosito dal percorso a cui questa disciplina tende o al praticante esperto che ritroverà il piacere di riscoprire, pur dopo anni, che lo “Yoga è sempre una prima esperienza”.

Margherita Politi

Cos'è lo Yoga

Lo Yoga deriva, dal punto di vista etimologico, dalla parola sanscrita yoga, “unione”. In latino è lo iugum, in greco lo ζυγόν (zygòn), in italiano il giogo. Lo Yoga unisce il fisico con la mente, il Sé con l’universo. Il termine Yoga significa dunque integrazione della personalità a tutti i livelli: fisico, mentale, sociale, intellettuale e spirituale. Allo scopo di scongiurare ogni fraintendimento è bene chiarire il significato di integrazione con la quale si esprime il funzionamento armonioso di tutte le parti racchiuse nel loro insieme. Se una di queste parti non funziona bene, l’intero sistema ne risente. Quindi, l’intero sistema dipende dall’azione di ogni singola parte. Yoga è dunque uno stato di assoluta consapevolezza, requisito essenziale che conduce all’integrazione della personalità.
Per meglio comprenderne il concetto, bisogna capire la relazione tra le parti e l’insieme. L’insieme non può esistere senza le parti e queste, a loro volta, non possono esistere separatamente; esse hanno sempre lo scopo di servire l’insieme. La personalità umana può essere affrontata da qualsiasi aspetto, si può giungere all’integrazione partendo dal piano fisico o da quello mentale, a seconda delle capacità o delle attitudini individuali. La personalità non è suddivisibile, non si può separare in aspetto fisico, mentale o spirituale.
Per questo, quando si agisce su di un singolo elemento, viene coinvolta l’intera personalità.
Lo Yoga ci propone vari mezzi e tecniche per il raggiungimento dell’armonia di tutti gli aspetti che costituiscono la natura dell’uomo nella sua totalità. Il concetto di integrazione corpo – fisico – mente è importante sempre più, in quanto noi, soprattutto negli ultimi anni, siamo sempre più disconnessi tra livello fisico, psichico e spirituale.
Molte sono le cause per questo disassamento rispetto al corpo – mente, queste potrebbero derivare da fattori di natura sociale, economica, familiare, genetica. È comunque sotto gli occhi di tutti il continuo crescere di farmaci come quelli per ansia e depressione, sono innumerevoli i centri che nascono in modo esponenziale per il benessere del corpo e della mente, crescenti gli studi di psichiatri, psicologi e l’ausilio di tecniche che mirano a ridurre l’intensità dei fenomeni “disturbanti”, moltissime le scuole di Yoga che continuano a proliferare di anno in anno.
Come superare o affrontare questi elementi “disturbanti” è uno degli obiettivi dello Yoga, che ci indica alcuni metodi e tecniche: inizialmente vengono usate quelle che agiscono sul livello fisico, poi su quello fisico – mentale, ma tutte conducono verso lo stesso fine, cioè quello spirituale.
Possiamo però dire che la parola principale, da ripetere, e da non perdere mai di vista, nello Yoga, è la parola “pratica”.
Che si inizi il percorso yogico perché motivati intellettualmente, oppure emotivamente o per problemi fisici da risolvere, la parola da non dimenticare mai è proprio “pratica”. Ciascuno con i propri obiettivi, con le proprie limitazioni, non potrà mai però intendere il percorso yogico a fini specifici.
Il fine dello Yoga è uno; possiamo sperimentare varie tecniche, ma l’obiettivo e il fine ultimo è sempre soltanto Uno.
Yoga è una pratica indiana che investe un complesso pensiero filosofico e religioso. Attraverso la pratica fisica delle posizioni (asana) con il tempo avviene la soppressione delle modificazioni mentali. È con queste parole che Patanjalidà una definizione di Yoga, probabilmente nel IV sec., negli Yogasutra, ‘aforismi dello Yoga’, aforismi tramandati oralmente e da lui messi in forma scritta. L’opera infatti apre con questa frase:
I.2: «Lo Yoga è la soppressione delle modificazioni della mente».
Esiste una copiosa letteratura che si occupa di Yoga, sia nelle sue teorie filosofiche, sia nei diversi sentieri che lo compongono, ma il libro che ci orienta meglio rispetto a tanta letteratura cresciuta intorno ai pochi veri testi è proprio quello degli Yogasutra, un trattato composto da 196 aforismi, o frasi brevi dense di significato che tentano di farci comprendere gli stati della mente attraverso la pratica, la meditazione ed altre pratiche spirituali. Nei sutra vi è la sintesi della filosofia e delle tecniche alla base dello Yoga.
Esistono molti commentari del libro, dai più complessi a quelli più semplici. Per la loro traduzione mi rifaccio al commentario di Swami Satyananda Saraswati, poiché da me ritenuto molto valido nella complessa interpretazione del sanscrito. La difficoltà di restituire un concetto filosofico scritto in sanscrito sta nel fatto che spesso non si trovano nella lingua occidentale le corrispondenti traduzioni esatte delle parole. Troviamo quindi, nei diversi commentari, spiegazioni simili ma non uguali relative ai sutra. Dobbiamo inoltre tener presente che tutti i testi indiani sono stati tradotti dapprima soltanto in inglese e poi nelle altre lingue. A tale proposito esiste l’alfabeto internazionale per la traslitterazione del sanscrito noto con la sigla IAST, dall’inglese “International Alphabet of Sanskrit Transliteration”, ovvero un diffuso schema di traslitterazione degli alfabeti di origine brahmì. Lo IAST è il sistema di traslitterazione più diffuso per la romanizzazione del sanscrito e del pali e si basa su uno standard stabilito dal Congresso di Orientalisti tenutosi ad Atenenel 1912.
Patanjali dipana le basi teoriche di quello che è detto anche Ashtanga Yoga, lo ‘Yoga delle otto membra’, in quanto composto da otto parti: astensioni, precetti, controllo del respiro, posture, ritiro dei sensi, concentrazione, meditazione profonda, estasi. Ma non è l’unico testo.
Mi sembra interessante l’analisi dell’autorevole prof. Federico Squarcini, direttore del Master in “Yoga Studies” della Ca’ Foscari che, nella prefazione del suo libro “Patanjali”, scrive: “Mai come oggi questi pochi aforismi hanno goduto di tanta celebrità. E questo è sotto gli occhi di tutti. Ovunque ci sia la parola Yoga, infatti, appare spesso anche il nome Yogasutra. Ma perché così tanta fama è dovuta a questo testo? Non ci si stupisca. La pratica dello Yoga è entrata nelle case di tutti, animali inclusi. Attorno allo Yoga orbitano non solo decine di milioni di semplici e appassionati praticanti, ma anche centinaia di multinazionali del fitness, spregiudicati squali del franchising, ‘santoni’ senza scrupoli, piazzisti del diploma di Yoga Teacher, dilettanti dell’anima di ogni sorta.”
Giulio Cesare Giacobbe, scrittore, professore universitario, psicologo e psicoterapeuta, scrive nel suo innovativo ed interessante libro “Cos’è veramente lo Yoga”: “Fino ad oggi lo Yoga è stato teoricamente considerato una filosofia o addirittura una religione. Questa interpretazione è fondata sui commenti redatti nei confronti di un’opera classica e fondamentale: gli Yogasutra di Patanjali. Ma tutti sanno che lo Yoga è una disciplina psicofisica. Come è possibile che una disciplina psicofisica abbia come proprio testo fondamentale un’opera filosofica o addirittura religiosa? Questo libro nasce da questa domanda. Una traduzione letterale del testo e una sua lettura scevra da condizionamenti metafisici hanno condotto a una scoperta eccezionale. Gli Yogasutra sono un manuale tecnico. Essi descrivono la tecnica psicofisica dello Yoga. Come era naturale che facessero. Non solo descrivono dettagliatamente il Kaivalya Pada, la trance estatica, che è poi lo scopo per cui lo Yoga è stato fondato, il suo obiettivo pratico. La trance estatica è uno stato alterato di coscienza in cui si realizza il SatChitAnanda, la coscienza di pura esistenza. Uno stato di beatitudine. La descrizione della tecnica psicofisica e dello stato alterato di coscienza raggiunto con essa rientrano obbligatoriamente nella categoria della trattazione psicologica. Gli Yogasutra sono quindi un trattato di psicologia, comprendente anche considerazioni sulla psicologia generale umana. Possiamo affermare che esso è il primo trattato di psicologia della storia… “.
Giacobbe ci stupisce sempre nei suoi libri ma, effettivamente, in fase molto avanzata, lo Yoga porta a stati di coscienza alterati ed è ciò che si prefigge. Nei praticanti occidentali, come spiegherò chiaramente, lo stato di ananda, la trance estatica in cui si realizza lo stato di beatitudine descritto da Giacobbe difficilmente si ottiene se non dopo una pratica costante e un lungo percorso. La maggior parte dei praticanti si ferma ai primi tre passi, su otto, del sentiero yogico, per cui l’aspetto psicanalitico di cui ampiamente parla lo psicologo, con realizzazioni psichiche straordinarie, è una lettura riferita al testo sacro, una speculazione filosofica, un fine per noi occidentali difficilmente raggiungibile. Non è questo l’obiettivo che ci prefiggiamo quando ci rechiamo a praticare Yoga, ma Yoga è questo.
Un altro commentario molto bello è quello di Christopher Isherwood con Swami Prabhavananda dal titolo “Alla ricerca di Dio” pubblicato nel 1953. Nella ristampa del 1993, nella prefazione, i due autori affermano: “La maggior parte degli psicoterapisti occidentali non riconoscono ancora l’Atman, la divinità all’interno dell’uomo, quindi non aiutano il loro paziente a raggiungere l’unione dello Yoga perfetto. Per quanto riguarda questi psicoterapisti, ora diventati abbastanza numerosi, che hanno un serio interesse per lo Yoga, probabilmente descriverebbero la loro posizione come segue:” Possiamo aiutare i nostri pazienti fino a un certo punto, fino a un certo grado di assestamento psicofisiologico. Al di là di questo non siamo in grado di andare. Riconosciamo la possibilità di una integrazione spirituale più elevata, ma preferiamo che essa non faccia parte della nostra terapia, perché crediamo che le due cose debbano essere tenute separate. Se un paziente vuole l’integrazione spirituale, possiamo soltanto indirizzarlo a un insegnante di Yoga o un ministro della religione. Dove noi smettiamo di operare inizia lo Yoga…”
Andiamo dunque ad esplorare questo complesso interessante percorso dello Yoga già completamente definito nei primi tre sutra del Samadhi Pada degli Yogasutra dove vi è, in pratica, la sintesi dell’intero testo.
Il testo ha quattro capitoli, il Samadhi Pada, la Sadhana Pada, il Vibhuti Pada e il Kaivalya Pada.
I.1: Atha Yogānuśāsanam
“Ora, dunque, complete istruzioni sullo Yoga”, ovvero si procederà ad una esposizione dello Yoga.
I.2: Yogascitta vritti nirodhah
“Bloccare le fluttuazioni della coscienza è Yoga” o, lo Yoga è la soppressione delle modificazioni della mente.
I.3: Tadā drastuh svarūpe ‘vasthānam
“Colui che vede è stabilito (dimora) nella sua natura essenziale”.
Spiegherò, procedendo nel libro, questi fondamentali concetti.
Si evince come lo Yoga, considerato dalla maggior parte delle persone mero esercizio fisico cui si associa il rilassamento, abbia un significato ben più profondo.
Lo Yoga è un insieme di tecniche ed un sistema che si adatta via via in funzione dei bisogni e dei limiti di ciascun individuo. In accordo alla profondità delle pratiche yogiche intraprese si esprime la mentalità e la personalità del praticante.
Lo Yoga è quindi una disciplina molto complessa per chi voglia attuare un vero percorso yogico. Non è ginnastica, non è un insieme di esercizi in movimento, ma è basato su posizioni mantenute nel tempo, attuate con l’ausilio di una corretta respirazione focalizzata all’osservazione e alla percezione, attraverso l’osservazione e la consapevolezza di ciò che accade dentro il corpo e nella mente.
Non esiste una definizione unica per lo Yoga, ma possiamo sostenere che sia una filosofia esperienziale che va a unire un insieme di pratiche, studi, teorie ed insegnamenti che hanno come obiettivo quello di aiutarci a ricercare la felicità, il benessere fisico e psichico, attraverso l’esercizio della consapevolezza, per poi entrare, sempre attraverso stadi crescenti di consapevolezza, nell’”oltre”, in quei frammenti di trance estatica a cui soltanto pochi praticanti, oggi, possono accedere.
Cosa è Yoga dunque?