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Luigi Morione Leopardi

L’interesse verso tutta la famiglia di Giacomo Leopardi sta crescendo, al fine di poter valutare meglio la poetica e la filosofia del grande poeta.

Nel mio ultimo libro “Storie recanatesi – Carteggi di Paolina Leopardi” per arrivare a capire  perché una intellettuale come la nobildonna recanatese potesse avere un accorato rapporto epistolare con il mio avo Marzio Politi, di molti anni più giovane, ho cercato di delineare le due famiglie e ciò che nel tempo  le aveva unite. Scrivo nel secondo capitolo:

“Sia i Leopardi sia i Politi sono, come la maggior parte delle famiglie dell’epoca, molto prolifici.

Da Giuseppe Politi e da Lucrezia Ricci Petrocchini nascono ventuno figli, da Monaldo e Adelaide Leopardi nascono dieci figli ( Adelaide ha il primo figlio Giacomo, (1798 – 1837) all’età di venti anni; seguono Giacomo Carlo Orazio (1799 – 1878) e Paolina (1800 – 1869); Luigi Gradolone nasce nel 1803 ma muore a pochi giorni; Luigi Morione nasce nel 1804 e muore a ventiquattro anni nel 1828; Francesco Saverio vive dal 14 maggio 1807 al 27 luglio del 1808; Raimondo muore il giorno della nascita il 17 settembre 1811; Pier Francesco nasce il primo novembre del 1813 e muore il 29 settembre 1851) ma in vita ne rimangono cinque, Paolina unica donna e secondogenita.

La morte della marchesa Antici

La marchesa Adelaide, alla sua morte, nel 1857 ha avuto il dolore di vederne morire otto: le rimasero infatti Carlo e Paolina. Anche i nonni di Paolina erano stati prolifici. Quanto al ramo paterno Giacomo II Leopardi (1741 – 1781), nonno del poeta, aveva avuto ben quattordici figli da Virginia Mosca.

Giacomo, Carlo e Paolina, nonché tutta la famiglia Leopardi, alla morte del fratello minore Luigi (1828) subiscono un grave lutto: i fratelli Leopardi, infatti, nonostante la differenza d’età, erano soliti studiare nella biblioteca, sempre tutti insieme, ma con compiti differenti, con gli stessi precettori.

La morte di Luigi Morione Leopardi

Luigi, valido flautista, era perennemente alla ricerca di partiture nuove che gli consentissero di esibirsi nelle rare occasioni mondane offertegli dall’ambiente. Sono frequenti nell’epistolario familiare passi da cui si evince che Giacomo chiedeva in prestito ai conoscenti musiche che poi il fratello avrebbe ricopiato e prontamente restituito […] Luigi morì prematuramente a 24 anni, nel maggio 1828, e non poté arricchirlo[1].

Sembra che il padre Monaldo non tralasciasse mai, a fine giornata, di ricordarlo pregando.

La lirica di Antonio Politi

Per la sua morte, Antonio Politi, primogenito di Giuseppe e Lucrezia, fratello di Marzio, invia a Monaldo una lirica che dimostra la vicinanza affettiva, nel tempo, tra le due famiglie.

In morte del Sig.Conte Luigi Leopardi – Versi di Antonio Politi – 22 agosto 1828:

È troppo noto agli occhi degli uomini quale e quanto affetto tenesse avvinti in dolce nodo i cuori dei due germani Carlo e Luigi Leopardi, che diedero a noi, e daranno ai posteri, un luminosissimo modello d’amor fraterno, che manifestossi giunto al più alto grado che mai dir si possa e pensare nell’immatura perdita che Carlo fece del suo caro Luigi. Non v’ha dubbio che questo sia un argomento capace di esser trattato con i più vivi color della poesia, ed è perciò che pensando io che la sublimità dell’argomento sarebbe capace di ricoprire la teniutà del mio povero ingegno, ardii di esporre in questi pochi e rozzi miei carmi il dolore che provò Carlo nella perdita dell’amato suo oggetto. Io dunque rivolsi a questo i miei detti sin dal principio del Canto, figurandomi di vederlo uscire dal proprio palagio di notte tempo, ed andarsene per romito calle al Tempio dove giaceva la diletta salma del suo germano. Io però abbandonerei senza dubbio l’ardita mia impresa, se non isperassi che i cortesi leggitori avessero in considerazione la scarsezza dei miei talenti, e la pochissima mia perizia nella poesia. Antonio Politi”[1].


[1] C. ANTONA TRAVERSI, Carlo e Luigi Leopardi, pagine di coltura, Edizioni C.E.L.V.I., Trieste, 1930, cit. pp.134 – 135.


[1] P. CIARLANTINI, E pur la musica sembra quasi la più universale delle bellezze: melodramma ed altro intorno a Giacomo Leopardi a c. di A. Luzi in «Microcosmi leopardiani», Metauro Edizioni, Fossombrone, 2001, I Vol. p. 136.

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