Cos’è il Mantra Yoga?
Dopo avere spiegato cos’è un mantra, cosa è il Mantra Yoga?
E’ uno dei sentieri di cui lo Yoga si avvale nel percorso che unisce il nostro Sé al tutto, attraverso il suono, con la recitazione dei mantra.
Il Mantra Yoga è uno Yoga scritturale, indicato tra i primi sentieri del percorso yogico.
Come si pone il Mantra Yoga nelle Upanishad?
Si parla di Mantra Yoga nella Yoga Tattva Upanishad. Questa Upanishad, che è la 46 delle 108 Upanishad, come in seguito riportato, fa parte della Yajurveda, – una delle suddivisioni canoniche dei Veda, a sua volta distinto in Kṛṣṇa Yajurveda (Yajurveda nero) e Śukla Yajurveda (Yajurveda bianco) – ; dopo aver esposto i quattro (sentieri Yoga), Mantra, Laya, Hatha e Raja Yoga, insieme alle otto suddivisioni (Raja), Yama ed altre, tratta del supremo stato di unione solo in Brahman.
[This Upanisad, which is the forty-first among the
108 Upanisad-s and forms part of the Krsna-yajurveda,
after setting forth the four kinds of Mantra-,
Laya-, Hatha- and Raja-yoga, together with the eight
subdivisions, Yama and others, deals with the supreme
state of resting in the Brahman alone.]
Mantra Yoga è, da quanto riportato da Swami Niranjanananda in Dharana Dhashan, il quinto Yoga descritto nelle Upanishad dello Yoga.
Ma dall’analisi del testo della Upanishad, il Mantra Yoga non sembrerebbe essere il quinto yoga; questo dimostra quale sia la difficoltà nella traduzione e interpretazione dei testi sacri (dal pali all’inglese, dall’inglese alle varie lingue, tenendo conto anche delle complesse traslitterazioni nel corso delle stesure).
Ecco il passo nel testo “The Yoga Upanisad-s” T. R. S’Rinivasa Ayyangar, B.A., L.T. del 1938, Printed by C. Subbarayudu, At the Vasanta Press, Apyar, Madras in cui vengono riportati gli yoga scritturali:
“Yoga, sebbene uno, è secondo la pratica e la consuetudine, o Brahman, suddiviso in diversi percorsi: (i più importanti tra loro sono) : Mantra Yoga, Laya, quello che è noto come Hatha, e Raja Yoga”.
Ecco il passo:
Yoga, although one, is according to practice and
usage, O Brahman ! differentiated as of various kinds :
(the chief of them are) Mantra-yoga, Laya- what
(is known as) Hatha- and Raja-yoga. (19)
I quattro Yoga scritturali delle Upanishad
Deduciamo che Mantra Yoga non è il quinto yoga nelle Upanishad! Gli Yoga scritturali delle Upanishad sono dunque quattro.
Come già scritto, la parola mantra è composta da man, che deriva da manas, “mente”, e dal suffisso tra, che viene dal verbo “trayate”, ovvero il mantra ci protegge, ci libera ed emancipa per proteggerci (generalmente mantra è invece tradotto come “la vibrazione del suono”).
Come scritto nella introduzione sulle Upanishad da Parama Karuna Devi, “in molte Upanishad troviamo istruzioni tecniche riguardanti particolari pratiche yoga, mantra e rituali, che , data la natura del testo, sono rivolte a persone che già hanno una conoscenza molto approfondita dell’argomento, e quindi spesso omettono quel tipo di informazioni che il discepolo riceve direttamente dal Guru. E’ importante quindi comprendere che una persona di poca esperienza, che tentasse indipendentemente – senza la necessaria supervisione personale di un esperto – qualche esperimento empirico sulla base delle informazioni incomplete riportate nel testo, potrebbe non solo fallire ma addirittura procurarsi dei danni”.
Possiamo ancora oggi affermare quanto sia importante la guida di un maestro molto ben formato quando si va a frequentare un corso di yoga, sin dall’inizio!
Che cos’è Mantra Yoga nelle Upanishad?
Description of Mantra-Yoga:
I shall presently relate the description, in an
abbreviated form, of these, O Brahman ! Listen to
them. He who mutters the Mantra-s made up of the
Matrika-s (letters of the Alphabet) for t\velve years,
shall attain gradually knowledge, along with -the
special powers of attenuation and the like. The practi
tioner of an inferior type endowed with a dull wit, will
have recourse to Yoga of this variety. (21,22)
“Ora te lo descriverò in forma abbreviata: bisogna praticare il mantra con le sue matrika (potere delle parole, giusta intonazione e tempi di pronuncia) per 12 anni: gradualmente si sviluppa saggezza e si ottengono poteri speciali o perfezioni mistiche ( quelle che vengono chiamate le siddhi, termine sanscrito utilizzato sia dalI’ induismo sia dal Buddhismo tantrico, che può essere grossolanamente tradotto in “potere spirituale” o “abilità psichica”) .
Interessante è analizzare questa ulteriore precisazione:
Questo tipo di pratica è desiderata dalle persone di poco intelletto che sono scarsamente qualificate per lo yoga. (21 – 22)
Il Mantra Yoga è dunque ritenuto meno impegnativo, forse a livello di capacità di introversione mentale rispetto a Laya, Hatha e Raja Yoga.
Ritengo sia molto criptico questo passaggio, frutto di molte interpretazioni, considerata la definizione di Mantra Yoga sopra riportata dalla quale si evince che è possibile accedere a livelli superiori mentali dopo anni di pratica con l’ottenimento di siddhi ! Ma è questo il fascino della lettura dei testi sacri che non finiranno mai di stupirci!
Come si entra nel Mantra Yoga?
Si è accompagnati dai Maestri, con un insegnamento, dapprima, da discepolo a Guru (“Gu” significa ignoranza, oscurità e “Ru” significa luce, conoscenza, per cui possiamo dire che il Guru sia colui che ci fornisce chiarezza, luce, allontanandoci dall’ignoranza, che guida l’adepto dalle tenebre alla luce).
I mantra alterano i nostri modelli mentali e sono molto potenti quando recitati o vibrati.
Da che cosa dobbiamo essere protetti?
Dalle impurità della nostra mente. Secondo lo Yoga, la mente grossolana, quella manifesta, possiede tre impurità per sua stessa natura: è resa schiava e afflitta dalla impurità “mala” e dalle dissipazioni “vikshepa” e “avarana”. Questi tre ostacoli, secondo il Vedanta, non conoscono credenza, cultura o religione, appartengono a tutti o lo sono appartenuti.
La metafora per mala
Quando si parla dell’impurità mala la metafora è quella dello specchio, la nostra citta, la coscienza. Specchiandoci, vediamo che lo specchio ha molta polvere e quindi dobbiamo pulirlo. Allora, chiudendo gli occhi e meditando, andiamo ad esplorare e vedere il nostro specchio interiore. Finchè non riusciamo a visualizzarlo in modo chiaro, dovremo meditare, purificarci ancora un po’ attraverso l’eliminazione di impurità fisiche, alimentari, mentali (denaro, attaccamenti…) in quanto lo yoga ci ricorda che ognuno di noi, attraverso la propria azione, determina il proprio destino, e questo è il karma.
Vikshepa invece si riferisce ai nostri disordini, disturbi che sono sempre legati all’ansia, alla insoddisfazione, rendendoci impuri interiormente, portandoci lontani dalla spiritualità.
La metafora per vikshepa
Il nostro intento è allora quello di arrivare alla calma, metaforicamente dovremmo arrivare a vedere il fondo di un oceano, sempre calmo, superando la visione della forza delle onde in superficie. Lo Yoga mira infatti al raggiungimento del controllo delle onde-pensiero della mente.
La metafora per avarana
La terza impurità è “avarana”, l’ignoranza, gli involucri esteriori della mente , l’oscuramento, il velo che impedisce alla coscienza di non vedere oltre l’apparenza.
Avarana, velo, potere di maja, l’illusione, e viksepa, forza di proiezione, sono i due fattori all’origine dell’ignoranza, Ajnana o avidya.
Il Vedāntasāra, testo sanscrito della scuola filosofica vedanta attribuita al filosofo indiano , vissuto nel XI secolo, è uno dei più importanti trattati della scuola filosofica darshana, filosofia che mira alla scoperta della verità.
Cosa dice Swami Ninanjananada sul Mantra Yoga?
Nella sua esperienza trentennale, Swami Niranjananada, discepolo di Satyananda, ha posto chiarezza su alcuni importanti punti e argomenti dello Yoga grazie ai molti insegnamenti. In Dharana Dharshan scrive un capitolo a carattere cognitivo sul Mantra Yoga ma la parte esperienziale, come egli afferma e come noi praticanti sappiamo, è quella essenziale.
Afferma Swami Niranjanananda relativamente alle impurità: “Queste impurità sono la causa della nostra attrazione verso le qualità tamasiche, “inerti ed ignoranti” e rajasiche, “attive e creative”, della vita, che limitano le facoltà della mente, portandola ad agire, a fare esperienza e a comportarsi in un determinato modo. La mente esprime in un modo specifico una natura tamasica (uno stato d’inerzia, di lentezza, di torpore e di ignoranza) ed una natura rajasica (uno stato di attività e di creatività combinata con il coinvolgimento pieno dell’ego). L’attrazione verso gli aspetti tamasiche rajasici della vita è “mala”, mentre “vikshepa” è la sensazione di insoddisfazione con la nostra vita presente. Noi vogliamo qualcosa di più, qualcosa di diverso, e qualche forma in più di divertimento: la distrazione della mente è vikshepa”.
Si può dunque affermare che la recitazione dei mantra, la meditazione, sono sentieri che ci “purificano” dalle nostre impurità per giungere più facilmente alla spiritualità.
E’ questo che lo Yoga, sempre, si prefigge.
La meditazione analitica sulle nostre impurità è una pratica che uno yogi dovrebbe sempre esercitare, attraverso l’ analisi e l’osservazione dei pensieri, lasciando che essi sorgano per poi lasciarli andare perché, come sono venuti, così scompariranno, sviluppando una mente libera dalle afflizioni e compassionevole.
L’obiettivo del Mantra Yoga è quello di sensibilizzare ed internalizzare la mente e la coscienza al fine di portare piena consapevolezza al corpo psichico. Solo attuando il processo di saturazione della mente e sensibilizzazione della coscienza, riusciremo ad internalizzare le facoltà della nostra consapevolezza per arrivare al corpo psichico, dove l’energia viene risvegliata proprio con l’aiuto della recitazione del mantra.
Il Mantra Yoga aiuta ad alterare e ribilanciare la nostra personalità mentale con lo scopo principale del raggiungimento dell’assoluto, un canale diretto alla trascendenza.
Mantra Yoga è quindi una delle pratiche più immediate per questo scopo sia nell’induismo, sia nel buddismo.
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