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Scuola e formazione: chi sono i NEET

Lo scorso anno il rapporto emerso nei telegiornali sui Neet (Not in Education, Employment or Training) in Italia era veramente preoccupante.  I Neet sono giovani che non studiano, non hanno un lavoro e non seguono corsi di formazione.  

Nel 2019, fonte Istat, nel nostro Paese il 22,2% (due milioni) dei giovani tra 15 e 29 anni non lavorava e non studiava. Gli studi affermano che il complesso passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta  sia stata, negli anni, sempre più complessa, tanto da allungare i tempi del  modello  “scuola – lavoro – famiglia”, con percorsi molto lunghi non più omologabili. Vi erano, prima, tempi certi per studiare, per trovare un lavoro, per riuscire  a costruire una propria famiglia.  Attualmente è tutto troppo fluido, sia per gli studi all’estero, sia per problematiche socio – ambientali ed altri fattori.

Il rapporto sui NEET stilato da Eurofound, agenzia di ricerca dell’Unione Europea, individua cinque sottogruppi all’interno del mondo NEET:

  • disoccupati;
  • indisponibili, che non hanno possibilità di svolgere attività lavorative o formative per ragioni di salute o per responsabilità familiari;
  • disimpegnati, che per scelta passiva non cercano lavoro né occasioni formative;
  • cercatori di opportunità, che sono alla ricerca attiva dell’opportunità lavorativa o formativa che reputano più adeguata per loro;
  • volontari, che sono NEET per scelta attiva, perché si sono presi uno stacco per fare un viaggio o un’esperienza di volontariato o di piacere.

La istituzione della Commissione europea al Consiglio dell’Unione Europea, a partire dal 2013 ha stanziato e investito molte risorse sui giovani per arginare il problema. Sono stati investiti da circa 14 milioni al culmine della crisi a 12,5 milioni nel 2016. La ricerca  Eurofound afferma che “con l’attuazione di Garanzia per i giovani, il numero di NEET tra 15 e 29 anni è leggermente diminuito”.

Purtroppo i dati del 2019 ci dicono che l’Italia si riserva il primato all’interno dell’UE, con un valore percentuale di circa 10 punti superiore alla media del Continente (12,5%) e decisamente più distante dai valori degli altri grandi Paesi europei.

Eurofound spiega che diventare Neet può dipendere dalla:

  • Educazione: un basso livello di istruzione aumenta di 3 volte il rischio di diventare NEET;
  • Genere: le donne hanno il 60% di probabilità in più di diventare NEET;
  • Migrazione: avere un background migratorio aumenta del 70% il rischio di diventare NEET;
  • Disabilità: avere una disabilità aumenta il rischio del 40%;
  • Famiglia: avere genitori divorziati comporta un rischio maggiore del 30%; avere genitori disoccupati aumenta il rischio del 17%; avere genitori con un basso livello di istruzione raddoppia la probabilità di diventare NEET;
  • Residenza: vivere in aree remote aumenta di 1,5 volte la probabilità di diventare NEET.

La pandemia influisce sull’aumento di questo fenomeno?

Si sostiene, nella ricerca, che nel nostro Paese, come negli altri d’altronde,  a seguito di questo periodo di pandemia, i numeri dei NEET saranno molto più alti.

Si stima che i giovani NEET in Italia siano 2.1000.000, in aumento di 100 mila unità rispetto al 2019.

Si  osserva naturalmente come questi periodi di pandemia non facciano altro che aumentare il problema data l’amplificazione delle disuguaglianze socio – economiche.

Non c’è da meravigliarsi: la situazione attuale infatti, come un vaso di Pandora, fa emergere tutto ciò che precedentemente veniva poco considerato.

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