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Un carteggio inedito tra Paolina Leopardi e Marzio Politi

Nel mio recente libro “Storie recanatesi, carteggi di Paolina Leopardi”, scrivo sul carteggio tra il mio avo Marzio Politi e sulla sorella di Giacomo Leopardi, Paolina.

Tra i 21 destinatari delle 421 lettere riportate nel bellissimo  libro della storica Elisabetta Benucci[1], otto sono scritte da Paolina a Marzio, dal 1857 al 1861. In esse la famiglia Politi viene più volte menzionata: viene nominato suo fratello Fabio che provvede a recapitare la corrispondenza tra i due, la sorella Clarice che sposa Francesco Leopardi, i suoi genitori, nonché le preoccupazioni per le condizioni di salute di “una” Politi, chiamandola “signora Politi[2]”.

Ad esse ne aggiungo tre ancora inedite.

Due sono di Marzio che scrive a Paolina, l’altra è di Paolina che scrive a Marzio il 14 aprile del 1858, anno del matrimonio del fratello Carlo con la torinese Teresa Teja.

Nel pubblicarle  ho cercato di effettuare una trascrizione il più fedele possibile. I due fratelli, Marzio e Fabio, nel 1857 decidono di intraprendere l’Università a Pisa: Marzio in corso (ha ventuno anni), Fabio fuori corso (ha trentacinque anni). Anziché Bologna, come aveva scelto il fratello maggiore Corrado, i due fratelli probabilmente scelgono Pisa per il clima favorevole e per la vicinanza con Firenze che, allora, era un centro culturalmente molto importante. Sappiamo che Marzio rimarrà a lungo in Toscana anche nel periodo in cui Firenze diventa la capitale del Regno d’Italia[…]

Ecco la prima delle lettere inedite di Marzio a Paolina:

Stato Romano

Alla N[obil] Donna Signora Contessa Paolina Leopardi

Recanati[3]

Gentilissima Signora Contessa

Poiché il soverchio indugio di scriverLe non debba parere dimenticanza della promessa che io ve Le faceva già nella mia partenza da costì mi dispongo a darLe mie nuove e della presente mia situazione nella aggradevole lusinga che non possono riuscirle inopportune.

Le parlerò in breve del mio viaggio. Dicendole che esso fu abbastanza propiziato e che in meno di quanto vi si giunse a Firenze. Dirvi il desiderio e la vaghezza di conoscere le molte bellezze che distinguono quella tra le primarie città della penisola mi trattenne parecchi dì, nei quali nulla vi lascio inosservato di quanto essa presenta di artistico e di singolare. Non occorre che io ve ne faccia minuta descrizione.

Ella nelle sue estese cognizioni può bene immaginarsi una città ove il buon gusto, e la magnificenza, e la civiltà sono di grado eminentissimo. Di qui con la ferrovia si fu di volo a Livorno facendo una corsa di due ore in una distanza di sessanta miglia.

Questa città offre la vista delle più commerciali di Europa, tanto la è popolata, e ricca di meraviglie, a causa del grandioso suo porto. Ora da circa venti dì siamo stabiliti.

Il clima è dolce ogni die, anche molti Inglesi Francesi ed Alemanni hanno accortamente abbandonato i loro ghiacci per godere qui di una vera primavera. Pisa è città grande e ricca assai, vi ha di molti monumenti di storica reminiscenza e la Cattedrale per antichità e ricchezza pregevolissima con il suo campanile pendente e singolare.

Ora mio fratello ed io frequentiamo questa università, illustre per gli eccellentissimi Professori che ha in ogni facoltà frequentata da numerosissima gioventù italiana e straniera. Le Scienze Legali e Sociali alle quali io mi sono dedicato impongono grave occupazione e qui si ha anche agio di occuparsi di idiomi stranieri.

La Toscana ha ora festeggiato l’avvenuto Matrimonio del Principe Ereditario con una bellissima Principessa Sassone[4].

Essi hanno visitato il loro Stato, onde tal circostanza ne ha fatto godere di molte feste, principalmente in Livorno. Ci scrivono da costì che il freddo è ben sensibile e che codesto Teatro rappresenta il Trovatore con mia reale soddisfazione. Imagino che Ella amante come è di musica, ne goderà, ed io ne attendo conferma da Lei medesima, degnandosi di favorirmi sue nuove. E poi se a qualche lega di distanza potrò farLe mai cosa gradita Ella non avrà che onorarmi de’ suoi comandi e per quanto sarà in me adopererò che in ogni circostanza Ella possa non dubiamente conoscere i sentimenti di rispettosa amicizia che Le professo e con i quali me Le profferisco

Obb. Servit[or]e ed A[mic]o

Marzio Politi

Pisa, 25 del 1857[5]


[1] E. BENUCCI, Paolina Leopardi cit., lettere N° 360 – 362 – 370 – 372 – 374 – 375 – 376 – 377.

[2]Probabilmente Giacomo e Paolina Leopardi, nel citare “la Politi”, si riferiscono alla marchesa Metilde Cavalli Politi che nel settembre del 1829 avrebbe dovuto essere madrina di Battesimo, insieme a Giuseppe Flamini, di Teresa Antonia Politi, la tredicesima figlia di Giuseppe e Lucrezia, nata nel 1829.

[3] Il timbro postale riporta Pisa, 25 gennaio 1857.

[4] Si riferisce ad Anna Maria di Sassonia, nata a Dresda nel gennaio 1836, la prima moglie di Ferdinando IV di Toscana, con cui si sposa il 10.02.1856, ma muore a Napoli il 10.02.1859, prima che il marito diventi granduca il 21.07. 1859. Rimarrà in carica sino al 15.03.1860.

[5] BIBLIOTECA GIACOMO LEOPARDI,Recanati, Servizi Digitali, biblioteca@giacomoleopardi.it

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