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Una riforma per la scuola: urgente!

Il 50% degli studenti non sa comprendere un semplice testo scritto!

Chi lo afferma?

Questo dato è relativo al primo anno delle scuole superiori, ovvero si parla di ragazzi quindicenni. Lo ha rilevato molto recentemente Save the Children.

Cosa emerge dalla elaborazione dei dati di Save the Children?

Le competenze del 51% nostri ragazzi sono inadeguate sia per quanto attiene la lettura sia la scrittura. Dall’appello non accolto degli insegnanti universitari di qualche anno fa, a quelli di oggi su più fronti, appare  necessario ed indispensabile affrontare il tema di una vera riforma della scuola.

Cosa aspetta il Governo?

All’inizio del 2020 scrivevo nel mio saggio sulla scuola “A scuola non si respira più”, nel VI capitolo “ RIPROGRAMMARE LA SCUOLA” nel paragrafo sulla valutazione:

La valutazione

……..La recente direttiva ministeriale dice che si potrà bocciare solo nel caso in cui siano d’accordo tutti gli insegnanti del consiglio di classe, solo in presenza di casi eccezionali e particolari motivazioni sia per le elementari sia per le scuole medie. La decisione deve essere presa all’unanimità (assai arduo!!).

La stessa regola vale per l’ammissione all’esame della secondaria di primo grado.

Anche alle superiori è diventato assai difficile poter bocciare e lo stesso esame di maturità è stato alleggerito: si è potuto partecipare all’esame anche con un’insufficienza, previa delibera motivata del consiglio di classe e non è stata presa in considerazione la valutazione dei test Invalsi.

È vero che l’argomento della bocciatura è sempre stato divisivo, ma è stato riconosciuto dagli stessi genitori che, se concordata per il bene del ragazzo, la bocciatura serve, e tanto.

Ogni volta che in consiglio di classe si decide di bocciare, dopo aver vagliato la situazione degli alunni con rigore, si è consapevoli che ad ogni bocciatura può corrispondere un’azione legale contro il MIUR

e l’Istituto.

Cosa è accaduto a Cremona?

È quanto recentemente accaduto a Cremona, dove uno studente, fermato in prima media, è stato riammesso alla seconda classe da una sentenza del Consiglio di Stato appellandosi all’articolo 8 del “patto formativo”. Secondo la pronuncia del Consiglio di Stato, infatti, non si può bocciare in prima media perché, nella delicata fase del passaggio tra la scuola primaria e quella secondaria, non possono sussistere gli elementi per una corretta valutazione; occorre infatti una visione complessiva che valuti, almeno, due anni di profitto. Tale sentenza ha reso di fatto illegittima la possibilità stessa di essere bocciati in prima media.

La recente normativa sulle bocciature

La sentenza, inoltre, si appella alla recente normativa sulle bocciature e conclude affermando che “la

scuola non ha inserito l’alunno in alcun programma di recupero e/o intervento per il recupero di situazioni di ritardo, tra l’altro già accertate in sede di scrutinio intermedio e di svantaggio, nonché per la

prevenzione e il recupero della dispersione scolastica”. Ma con quali ore? Quali i docenti? E le risorse?

Balza agli occhi del mondo come si riesca ad arrivare, in Italia, in terza media come quasi perfetti analfabeti.

Nel febbraio 2017 seicento docenti universitari inviarono una lettera aperta al Presidente del Consiglio per denunciare le carenze linguistiche dei loro studenti, nel maggio 2019 il rapporto dell’Istat forniva gli sconcertanti risultati delle prove Invalsi. Un quadro preoccupante!

Molti insegnanti abolirebbero tali prove, sono invise a molti. A mio parere invece, poiché non essendo il frutto di un addestramento come può succedere per le verifiche in classe, esse sono quasi sempre rispondenti agli effettivi livelli e competenze raggiunti dai nostri allievi. Richiedono capacità di analisi, sintesi e di astrazione.

Anche se sono molto ingombranti ed onerose per una scuola, sono indispensabili quale confronto con gli altri Paesi e, in un mondo globalizzato, come non misurarci con gli altri?

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